Quel senso di sonnolenza dopo la pasta …

Solomon Capasso bioexplorer

E già, a chi non è mai successo di addormentarsi davanti al PC, o magari a lezione, durante un congresso, o di sentire il bisogno della “pennica” pomeridiana proprio dopo un bel piatto di pasta?

Il perchè questo accada ce lo spiega il dott. Solomon, in questo articolo che condividiamo dal blog di EpiPharma.

Buona lettura e…buon pranzo! 😉

“Chi non si è mai posto almeno una volta la domanda sull’origine di quel senso di sonnolenza che accusiamo dopo aver mangiato un bel piatto di pasta? E come mai non avviene la stessa cosa se mangiassimo invece una bella bistecca?

Una delle risposte che potrebbe balenarci immediatamente in testa è perché la pasta contiene triptofano. Il triptofano è un amminoacido essenziale (essenziale proprio perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarlo autonomamente, e quindi ha bisogno di assumerlo dall’esterno attraverso la dieta). Questa risposta però non è così giusta come potremmo pensare.

Un’altra risposta possibile attribuisce la responsabilità della sonnolenza dopo la pasta al lavoro compiuto dal fegato. Anche in questo caso però siamo decisamente fuori strada.

La sonnolenza dopo la pasta è il risultato infatti non del triptofano o del lavoro compiuto dal fegato, quanto piuttosto dell’aumento nella produzione di insulina che si ha dopo un pasto a base di zuccheri (i carboidrati sono infatti zuccheri complessi), la quale insulina provoca l’entrata nelle cellule del glucosio. La conseguenza di tutto ciò è un calo delle forze a seguito della riduzione dello zucchero disponibile nel sangue.

Alla fin dei conti potremmo dire che produrre più insulina significa investire in qualcosa che non ha più a che fare soltanto e direttamente con il cibo, ma con lo zucchero già disponibile in circolo. Il meccanismo si replica comportando un ulteriore fabbisogno di insulina, perché nell’arco di alcune ore la maggior parte della pasta ingerita diventerà zucchero e quindi il pancreas dovrà liberare costantemente insulina al fine di tenere sotto controllo la glicemia.

Un processo dispendioso per il pancreas!

Il processo pertanto diventa abbastanza dispendioso per l’organismo umano, che per digerire un piatto di pasta mette al lavoro uno degli organi principali come il pancreas. Questa ghiandola centrale è un po’ come una lampada a ore: non possiamo mantenerla accesa giorno e notte costantemente in quanto prima o poi comincerebbe a ridurre la sua illuminazione. Non è un caso che i popoli abituati a consumare molti farinacei nella loro dieta quotidiana presentino pancreas che invecchiano piuttosto precocemente. Oltre a questo c’è da dire che nel tempo questa abitudine crea una serie di disturbi funzionali a carico dell’apparato digerente, anche proprio a causa dell’usura eccessiva del pancreas rispetto ad altri organi.

Dunque un buon piatto di pasta sì, ma non come abitudine primaria e quotidiana. Meglio imparare ad integrare la nostra dieta anche tutti gli altri cereali non raffinati decisamente più nutrienti come il farro, l’orzo, il miglio, l’avena, e tutte le varie e gustose specialità di risi integrali (rosso, thai,venere, ecc.)”.

Fonte dell’articolo: http://www.epipharma.it/nutrizione/quel-senso-di-sonnolenza-dopo-la-pasta/

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