Non tutte le evidenze sono…evidenti, soprattutto nella prevenzione!

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“Si parla molto di prevenzione basata sulle prove scientifiche, la cosidetta evidence based prevention, sempre più tradotta in italiano come “prevenzione basata sull’evidenza”, ma dubito che il termine evidenza in italiano abbia lo stesso significato che in inglese.

Nel mio vecchio Palazzi “evidenza” è definita piuttosto come la “qualità di ciò che si comprende a primo aspetto, senza bisogno di prove”. Nel Lessico Universale Italiano, “l’essere evidente, che si vede bene e distintamente da tutti”, e nel più recente DIr come di “ciò che si percepisce chiaramente con la vista e con la mente”.

Nella gnoseologia “evidenza” è il criterio intermedio tra quello oggettivistico dell’adeguazione dell’intelletto al reale e quello soggettivistico della certezza. L’evidenza tende a persuadere della verità di un contenuto conoscitivo solo in forza di una chiarezza, di una coerenza da esso posseduta. Epicuro parlava di evidenza immediata posseduta dai fenomeni. San Tommaso e tutto il pensiero scolastico facevano dell’evidenza il criterio universale della certezza, di cui essa è condizione necessaria e sufficiente. Il concetto di evidence dell’empirismo inglese è più oggettivista, comprende qualunque cosa che possa essere usata per stabilire o dimostrare la verità di un asserto.

Nella scienza l’evidence cresce sommando osservazioni di fenomeni naturali, o creati in condizioni sperimentali controllate, e serve a corroborare o rifiutare un’ipotesi.

Io credo piuttosto con Tommaso che l’uomo abbia la capacità di conoscere molte cose, ma per conoscere la verità abbiamo bisogno di una scintilla divina.

Su cosa basiamo dunque la strada della prevenzione? Sull’evidenza o sull’evidence?

Il problema è che noi scienziati ci prendiamo troppo sul serio e se non abbiamo solide prove empiriche di evidence non crediamo all’evidenza. Facciamo un esempio. Dieci anni fa per la gente comune era già ben evidente che mangiare il cibo spazzatura della globalizzazione faceva ingrassare, ma gli scienziati riuniti a Lione nel 2001 per la monografia dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sulla possibilità di prevenire il cancro riducendo il sovrappeso, decisero che questa evidenza non poteva essere menzionata nel rapporto, nè si potevano dare raccomandazioni su cosa mangare o non mangiare, perchè non esisteva evidence che la qualità del cibo avesse qualcosa a che fare con l’obesità. Negli anni successivi numerosi studi prospettici rivelarono la relazione dell’obesità con la frequentazione dei fast food, con il consumo di zuccheri, e la protezione dai cibi integrali, per cui oggi gli scienziati possono serenamente riconoscere che oltre all’evidenza, esiste un po’ di evidence che consente di formulare raccomandazioni per la prevenzione dell’obesità. La revisione sistematica degli studi scientifici su alimentazione e cancro promossa dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), ad esempio, riconosce che le bevande zuccherate e il cibo industriale ad alta densità calorica concorrono a determinare l’epidemia di obesità.

Le conclusioni del WCRF per la prevenzione del cancro, prodotte dopo un’attenta considerazione delle prove scientifiche formalizzate in centinaia di meta-analisi, sono qui riassunte.

Nella tabella inserita nel post, invece, le raccomandazioni più specificatamene alimentari sono elencate in un ordine diverso, ispirato alla visione macrobiotica del mondo, che fa riferimento al principio unico della filosofia taoista secondo cui tutti i fenomeni sono descrivibili in termini di yin e yang, le energie della terra e del cielo, femminile e maschile, che devono essere in equilibrio per mantenere una buona salute. Lo yin è simboleggiato da un triangolo con la punta in basso, lo yang da un triangolo saldamente appogiato su una base.

Gli esperti del WCRF, dopo aver analizzato sistematicamente l’evidenza scientifica, sono giunti a raccomandare cereali, legumi e verdure a ogni pasto, come già era evidente ai popoli di tutto il mondo dopo aver sperimentato per millenni il cibo dell’uomo.

E’ una convergenza su cui noi scienziati esperti di sanità pubblica dobbiamo riflettere con umiltà”.

Tratto da Il cibo dell’Uomo di Franco Berrino

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